3 Reviews for Anomalie della filiera editoriale che aggravano la crisi del libro (con alcune proposte di soluzione)

    Concordo pienamente con tutto ciò che dici. L’importante però è non piangerci addosso. L’importante è raccogliere l’attenzione delle persone, far capire il problema a chi ancora, in questo paese bislacco, ama leggere. L’importante è fornire la giusta comunicazione sul prodotto, che sta evolvendo dal punto di vista della fruibilità e che quindi cambia aspetto, forma. L’importante resta comunque il contenuto.

    Concordo con ciò che hai scritto. Complimenti, bell’articolo: tagliente e illuminante, rispecchia – purtroppo – la situazione attuale in Italia.

    Anch’io concordo su tutto, ma aggiungerei due elementi almeno. Uno: secondo me gli editori dovrebbero smettere di fare questa rincorsa ai libri di personaggi famosi, calciatore, e quant’altro. Non perché questi non abbiano diritto a essere pubblicati, anzi. Ma devono capire che il libro di un personaggio famoso, sopratutto per quanto riguarda calciatori e sportivi in generale, spesso rimangono opera unica. L’autore ha altri interessi, non ne scriverà altri, e un editore dovrebbe, invece, investire su autori che scrivono! D’altra parte deve investire anche sui lettori e se li indirizza verso libri di autori che non scriveranno più, sta stroncando la loro stessa propensione alla lettura. Senza contare che in effetti la maggior parte dei lettori che leggono libri di calciatori e simili, in realtà sono lettori occasionali. Magari sono persone appassionate di quello sport o di quel programma televisivo, o di gossip, ma non di libri. Insomma le vendite cospicue di questi “prodotti” non sono che dei fuochi di paglia. Bisogna coltivare la passione per i libri, farla venire a quelli che non ce l’hanno e mantenerla in chi ce l’ha, per questo è importante anche che i libri pubblicati siano di buona qualità. O faremo come per la frutta: i grandi produttori ne producono di sempre più bella da vedere e facile da coltivare in grandi quantità, ma insapore, e il risultato è che nessuno mangia più frutta. O meglio la si mangia sempre meno. Io da bambino ne mangiavo tantissima, ora in quantità calante. Con i libri la stessa cosa.
    Per questo, e arriviamo a un ulteriore punto, bisogna imparare a essere più onesti anche con le recensioni. E’ inutile che si descriva come un Melville un romanzo che al massimo potrebbe essere più simile a un Follett se poi il lettore dopo averlo letto si rende conto della “frode” e gli passa persino la voglia della lettura. Ci sono quelli a cui piacciono quei libri, indirizzateli direttamente a loro. Oppure, è inutile che si esalti come capolavoro un libro pessimo sotto tutti i punti di vista, in questo caso l’editore avrebbe fatto meglio a non pubblicarlo, o i recensori a dire chiaramente che il libro è di scarso rilievo, ma potrebbe intrattenere chi avesse voglia di leggerlo. Ci vuole più onestà, perché poi i lettori si stancano. Di questo mi pare che gli editori, ma anche molti self publishing, non si rendono conto. E’ un inquinare le acque e allontanare la gente dalla lettura. Investite negli autori e nei lettori cari editori, e non nell’apparenza! Perché poi tutto si paga e viene fuori. Quindi basta anche con i libri pubblicati di amici e parenti, dei raccomandati di turno, di autori a corto di idee. Esser loro riconoscenti per quanto hanno scritto in precedenza va bene, ma quando non hanno più nulla da dire, o non la trovano, bisogna farglielo notare. Invece di pubblicare loro a tutti i costi ogni cosa che scrivono, perché tanto vendono lo stesso (ma ripeto scemano l’amore per la lettura), aiutateli a ritrovare se stessi, la loro verve narrativa, se ne siete capaci, o avete degli editor abbastanza preparati per farlo. Detto ciò auguri a tutti, abbiamo tutti bisogno di nuova buona cultura.

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