Antonio Martini

Antonio Martini

Antonio Martini nasce il 30 aprile del 1973 a Montecilfone, in un paese di origine albanese sulle colline molisane. Si trasferisce a Padova nel 1992 per iscriversi a Giurisprudenza. Qui nasce una passione bruciante per il giornalismo e la politica, che ritarderà la laurea di molti anni, e che si trasformerà in una professione. Collabora con due periodici: Padova Magazine e Nuova Società. Giornalista pubblicista, lavora prima nella comunicazione politica e poi per l’Ufficio stampa del Comune di Padova, dove si occupa tuttora di comunicazione istituzionale. Ha curato un libro su un esponente storico della sinistra padovana, che si intitola “Il compagno Mario Zaggia” (Esedra edizioni), ed è coautore di due documentari: “Mondo Camion” e “Un’altra storia”. Lettore onnivoro di letteratura contemporanea, con una predilezione per le opere prime e scarsa dimestichezza con i classici. Ha partorito due romanzi brevi o, se si preferisce, due racconti lunghi: un giallo e una storia di formazione, che spera prima o poi di pubblicare.

 

 

 

 

Ha pubblicato La guarigione per Alba edizioni, settembre 2015, e nel 2020 con Piero Ruzzante Eppure il vento soffia ancora: Gli ultimi giorni di Enrico Berlinguer, per UTET Libri.

 

 

 

 

 

 


La Guarigione
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Un politico italiano, sul punto di raggiungere l’apice della sua carriera, precipita. Prima perdendo elezioni dall’esito apparentemente scontato, poi – a distanza di qualche mese – rischiando di perdere anche la vita. La malattia cambia la prospettiva del protagonista, dei familiari, di due suoi ex collaboratori (divisi tra chi è immerso ancora nel fallimento e chi ha provato a farsene una ragione senza esagerare con gli scrupoli).

Il ricovero del Vecchio Segretario inaugura per tutti il tempo dei bilanci. Sullo sfondo il clima che accompagna la decadenza della sinistra ex comunista del nostro Paese e la “ferocia” che caratterizza il nuovo corso. Il declino di un’intera classe dirigente, in qualche modo di una generazione, trascina con sé anche una parte della generazione successiva.

È la storia di un mondo nella sua fase morente. La vicenda reale da cui prende le mosse è per molti aspetti emblematica, una vicenda in cui coincidono la sconfitta e la malattia. Quanto brusca è la caduta dalla soglia di Palazzo Chigi a una camera operatoria nella quale si entra senza certezze? Gli abitanti del vecchio paesaggio come vivono ai margini di quello nuovo?

La postfazione è di Chiara Geloni, ex direttore di YouDem.

Recensione di Gad Lerner sul suo sito

 

Eppure il vento soffia ancora

Gli ultimi cinque giorni di Enrico Berlinguer, il tentativo di un riepilogo storico e personale. La cronaca del momento in cui la politica italiana cambiò per sempre.

7 giugno 1984, piazza dei Frutti a Padova, ore 22.09. Enrico Berlinguer sta tenendo un affollatissimo comizio. Improvvisamente, lo coglie un malore, ma riesce a portare a termine il suo discorso. Cinque giorni dopo, il segretario del più grande partito comunista in Occidente muore all’Ospedale civile. La fine di un sogno, per milioni di italiani. Tra le centinaia di persone presenti al comizio, e poi in attesa fuori dal nosocomio, si trovava Piero Ruzzante, giovane militante della Fgci locale. A più di trent’anni da quei giorni, Ruzzante li ricostruisce passo per passo, dall’allestimento del palco insieme ai compagni dell’organizzazione giovanile alla realizzazione della diretta video, dal trasporto in albergo del segretario subito dopo il malore alla prima diagnosi, dalle visite dei politici e uomini di Stato – accorata quella di Pertini, molto tesa quella di Craxi – al termine dell’agonia, fino al solenne e immenso corteo funebre.

Grazie a un’imponente raccolta di resoconti inediti e documenti d’archivio, Ruzzante intreccia alla cronaca di quelle drammatiche giornate la ricostruzione del ruolo cruciale di Berlinguer nella politica del suo tempo, in Italia e non solo: le grandi battaglie sociali, il compromesso storico e la questione morale, i rapporti con l’Unione Sovietica, il legame fortissimo con gli operai, i presunti attentati falliti e le tensioni con i socialisti. Alla dimensione politica, si affianca poi quella più intima di un uomo perbene, tanto serio e umile da essere definito triste, amato dai compagni e rispettato dagli avversari, schiacciato infine da una volontà stoica che non gli permise mai di sottrarsi ai suoi doveri, di restare indifferente di fronte alle rivendicazioni degli ultimi.

Quel giorno in piazza dei Frutti si concluse una fase cruciale della politica italiana, ma il messaggio e la condotta etica di Berlinguer hanno continuato a essere d’ispirazione per molti. Raccontare la sua storia quindi non è solo un semplice esercizio rievocativo, ma un atto necessario, affinché oggi quel vento soffi ancora.